Inaugurato a Roma il museo dell'emigrazione

Presso uno dei luoghi simbolo dell’unità nazionale, il Vittoriano di Roma, è stato costituito il Museo nazionale dell’emigrazione italiana, inaugurato a fine ottobre con la presenza del Presidente della Repubblica.
Il nuovo museo, che rientra tra le iniziative in vista dei 150 anni dell’unità d’Italia (1861), rappresenta un doveroso tributo a coloro che hanno lasciato l’Italia nell’ultimo secolo e mezzo per emigrare verso tutte le regioni del mondo spinti dalle motivazioni più varie (compresi coloro che hanno abbandonato l’Italia e i loro borghi natii in cerca della libertà negli anni della dittatura) ma soprattutto dalla volontà di cambiare il corso della loro vita, in cerca di fortuna o di un maggior benessere, in un periodo di fame e di miseria.
E’ da rilevare che l’emigrazione della fine dell’Ottocento era caratterizzata da un marcato localismo: i migranti non si sentivano italiani, ma pugliesi, siciliani, calabresi, veneti, ecc.
Erano anni in cui l’analfabetismo imperava e lingua privilegiata era il dialetto, non l’italiano. E la cultura nazionale non si sapeva neppure cosa fosse.
Ed è proprio lontano dall’Italia, in continenti con distanze inimmaginabili, che i migranti riscoprivano la nazione di appartenenza e finalmente si sentivano italiani e tali erano riconosciuti dai popoli ospitanti.
E’ questo l’ambizioso progetto del nuovo museo, secondo le parole del direttore Alessandro Nicosia: “Il modo in cui le molteplici esperienze di emigrazione legate a diversi contesti regionali e locali di partenza hanno generato un movimento che ha segnato la storia del nostro Paese, la costruzione della sua unità, della sua identità”.
Si tratta allora di documentare un periodo importante e significativo della nostra storia patria tramite le storie di tante persone, uniche per vicende e risvolti.
Le prospettive di questo lavoro - ci tengono a far sapere gli organizzatori - saranno affrontate con criterio scientifico e al contempo con modalità divulgativa per catturare l’attenzione, informare e formare il grande pubblico. In particolare il museo intende predisporre percorsi specifici per le scolaresche al fine di far “toccare con mano” le vicende spesso dolorose dei loro antenati e conoscere in modo chiaro e documentato una pagina della nostra storia, con risvolti sociali che si ripercuotono anche ai nostri giorni.
Il tutto unendo appartenenze regionali e identità nazionale tramite l’esposizione di foto, lettere, cartoline, oggetti di vita quotidiana o di lavoro degli emigranti, con elementi descrittivi ed esplicativi, supportati da strumenti interattivi e multimediali, da documentari, film, musica e dalla valorizzazione delle testimonianze dirette. Ci saranno anche approfondimenti storici in relazione all’emigrazione nel periodo fascista, coloniale, post bellico illustrando le diverse motivazioni o necessità di emigrazione.
Sarà presente anche una banca dati attraverso la quale si potranno ricostruire storie, rotte, dati tratti dai registri di sbarco delle navi.
Il nuovo museo offrirà sicuramente un ottimo contributo al fine di creare e sviluppare una coscienza della nostra storia per interpretare e affrontare le sfide della società contemporanea, per far riflettere sul migrante come persona, per strutturare nuove modalità legate alla sua tutela e alla promozione della lingua e cultura italiana nel mondo.